È proprio estate. Santa estate con tanto tempo (fortunata me!!!) da dedicare ai bimbi... Ecco il mio secondo post da mamma e non da educ-attrice...
Ieri mentre addormentavo il "mio" Greg mi sono messa così per gioco (e resistere all'abbiocco pomeridiano!) a calcolare le ore di vita che ho dedicato (e non perso!!!) all'addormentamento delle pesti...
Ecco il calcolo...
Gregorio (3 anni 1/2)
Ore impiegate al giorno per la sua nanna:
450 ore del primo anno... Più di un'ora al giorno senza dubbio!!!
Una lotta... Con 6/7 risvegli a notte!!!
400 ore del secondo anno... Con ottimismo! (Cominciavamo con i nostri tempi ad "ingranare"...)
365 ore del terzo anno... Sempre stando scarsini...
180 ore del mezzo anno...
Agostino
400... Ore del suo primo anno e mezzo... Che generosità!
Aggiungi bonus ore risvegli per "malattie, mammite, incubi" calcolabile in 40 ore in tutto...
Otteniamo 1385...
Diviso 24 ore giornaliere...
76 giorni di vita per addormentarli!!!
Il tempo per un viaggio intorno al mondo, leggere romanzi meravigliosi, seguire corsi di musica e pittura, visitare i musei e le gallerie più affascinanti, farsi una ristrutturazione generale con piacevoli massaggi annessi...
Invece siamo qui. Felici.
E senza voler essere da nessun altra parte.
Perché?!?
Premetto che non voglio entrare nel merito dei diversi metodi per fare la nanna nè voglio consigli alla Estevil... (Anche se non mi vergogno ad ammettere che trovo il famoso libro "Fate la nanna" orribile e che non condivido una riga!)
Non voglio affrontare la questione dal punto di vista pedagogico o simili... Insomma vi chiedo pietà non addentriamoci nella questione "co-sleeping", "mamme-canguro" o "lettino subito"... Non è ciò che mi interessa e odio le definizioni e le presunte "cose giuste".
Voglio guardare il tutto da un'altra prospettiva: parliamoci chiaro sono ore che passo immobile e fingendo di dormire (nel caso di Agostino!) o in cui talvolta incastro qualche mail lavorativa dal telefono nascosto sotto le coperte cantando ninne nanne, o in cui lotto con il sonno per avere quella mezz'ora di Sante chiacchiere con il consorte o tuffarmi nell'ultimo romanzo che ho scelto perché il titolo "a pelle" mi ispirava... Di certo non sono ore appassionanti. Lo sono molto di più le mie lezioni alle superiori, i dialoghi con alcuni amici speciali, la scoperta di nuove città...
Eppure, seppur talvolta esco dalla stanza con i capelli dritti perché il pargolo voleva continuare a giocare al leone o aveva deciso di controllare se nelle mie orecchie ci fosse il cerume, non c'è nulla di quelle ore che rinnego. Che butto. Che non vorrei.
È tempo che mi ha insegnato e insegna tanto... se io sono disponibile a imparare. A guardare. Ad obbedire a ciò che c'è, ad amare.
Se io sono disponibile, ripeto, ad un sacrificio.
Non si impara nulla senza fatica e senza la mia libertà.
Libera di lamentarmi (questo lo ho imparato; il lamento è una scelta! Si può non lamentarsi!) o di crescere. Libera, sempre.
Esco lieta dalla stanza quando non passo il tempo a pensare alle altre mille cose che vorrei fare (legittime e buone! Ci mancherebbe! Non dico questo!) alle telefonate da fare, i progetti da inviare, la cucina da sistemare e la spazzatura da buttare. Quando non penso agli amici al piano di sotto (nella mia sala!) che chiacchierano sul mio divano con il consorte, se non penso solo ai dialoghi che "perdo".
Non perdo tempo quando "STO" dove sono. Quando mi abbandono a ciò che c'è. Quando stando li' senza innervosirmi mi accorgo del loro respiro, del loro cuore che batte (ed anche il mio!) e che non sono certo io che posso farlo battere anche oggi, che non sono io ad avere creato, quando invento una storia o una ninna-nanna, quando pregando con loro finiamo per pregare per tutto il mondo persino per il bagnino (ieri sera!) e mi accorgo di come il loro orizzonte sia più grande del mio, quando invece che arrabbiarmi mi intenerisco per quel gioco fastidiosissimo che fa Agostino che quando sembra stia dormendo (e sia finalmente fatta!) si mette seduto e ruggisce.
Non perdo tempo quando mi commuove accorgermi di come loro mi "adorano" e sono bisognosi di toccare una qualunque parte di me per non sentirsi soli, per non temere il buio, per abbandonarsi al sonno.
Non è forse anche per noi così?
Non abbiamo bisogno anche noi di essere amati, di sentirci voluti così come siamo per non temere più?
Non cerchiamo anche noi nelle nostre giornate una carezza, uno sguardo umano, una parola che ci sostenga e accompagni?
Mi sono davvero chiesta: Perché sono contenta?
Son sincera, mai come da quando questi due esserini sono entrati nella mia vita ho iniziato a pormi domande su tutto.
Il fatto stesso di esser da loro osservata (e studiata!) mi mette continuamente in discussione e fa emergere tutto il mio bene così come il mio male... I miei mal celati limiti... Con loro non si bara.
Loro si accorgono se perdo tempo, se son con loro e vorrei altro.
Loro si accorgono e io mi accorgo di me.
Loro mi guardano e io mi guardo.
Loro mi perdonano e io mi perdono.
Ricomincio. Riparto.
Loro crescono e io cresco. Con loro, per loro.
Attraverso loro l'orizzonte si apre.
Prego per loro e mi ricordo di pregare per me.
1385 ore per addormentarli. 1385 ore per me. Per non addormentarmi.
Altro che viaggio intorno al mondo.

















