Un pizzico di arte,
Teatro in quantità,
3 cucchiai di storie e fiabe,
uno spicchio di passione,
un ciuffo di allegria,
quattro dosi di fantasia,
2 bicchieri stracolmi di giochi,
un misurino abbondante di pasticci...
amalgamare bene con tanto affetto e sale pestifero,
condire con stupore e coccole,
aggiungere abbracci senza misurare...
Infine un sacchettino di polvere magica "per ritornare bambini"...
Et voila'!
Il mondo di MammaMagó!
Questo post è pensato per i più curiosi, per mamme in ricerca di nuovi stimoli, maestre appassionate, educatori desiderosi di sperimentare... E per tutti coloro che vogliono saperne di più!
E' tempo di saggi finali, tempo di lezioni aperte e ultimi incontri...
Tempo di osservare i fiori spuntati sul campo e seminati con cura in questo avvincente anno di lavoro... Il settimo anno!
IL MIO METODO DI LAVORO
Perché
parlo di un metodo di lavoro? Perché i laboratori teatrali nelle scuole, di
ogni ordine e grado, devono poggiare su un pensiero pedagogico e non solo su
abilità artistiche. Credo che questa sia una grande mancanza in tanti laboratori in circolazione. Troppo spesso
con i bambini e gli adolescenti ci si improvvisa...e avviene sulla loro
pelle.
Da dove
nasce il mio metodo di lavoro?
Nasce
dall’esperienza. Dall’incontro quotidiano con l’animo complesso e misterioso dei bambini e dei ragazzi. Un’esperienza che, grazie al Cielo, si continua ad approfondire
giorno dopo giorno nel lavoro con educatori e bambini, un’esperienza che
continua sempre più a chiarificarsi.
Oggi vorrei raccontarvi del mio lavoro con i bambini.
Considerare il bambino nella
sua globalità – tenendo in considerazione tutti i linguaggi, verbali e
non-verbali, in lui presenti, tutti i suoi stati d’animo, le sue
caratteristiche, la sua storia – è la grande sfida e l’origine del mio metodo
educativo.
Parto da questa certezza:
l’avventura dell'apprendere e dell’imparare avviene attraverso l’incontro
con la bellezza, cioè dentro un
avvenimento che sia in grado di coinvolgere tutto il bambino, di attrarlo,
interessarlo, ,incuriosirlo. Nell’esperienza (fatta con il corpo, con la
voce, con tutta la persona…) tutto l’io è ridestato.
Realizzo per questo percorsi e
creo situazioni ludiche (utilizzando prevalentemente giochi-esercizi teatrali e
materiali non strutturati) dove il bambino possa muoversi, scoprire, agire,
sperimentare e relazionarsi utilizzando il corpo e i sensi. Un corpo a volte
dimenticato, usato “distrattamente”, ma così prezioso se ascoltato e messo
nella condizione di “poter parlare”.
Utilizzo molto spesso anche le
Storie, le Fiabe, le Favole perché li considero ausili preziosi per introdurre
al lavoro tutti, anche i più timidi, anche i più scettici. Non ho mai trovato
un bambino che non venisse catturato dalle Storie. Mai.
“Cecilia ci racconti una delle tue Storie?”
Quante volte ho sentito
pronunciare questa frase! Che meraviglia gli occhi dei bimbi incollati alle
immagini, tutti “dentro” la Storia.
A volte drammatizziamo, a volte
chiacchieriamo, a volte la Storia ci regala stimoli per un lavoro di
psicomotrictà, a volte balliamo, cantiamo, seguiamo i suoni degli strumenti…
Infine “traduciamo graficamente”
l’esperienza fatta.
Cerchiamo di prenderci un
attimo per fissare, per lasciare sedimentare le nostre scoperte, piccole o grandi che siano…
E allora succede che disegnamo il volo della rondine che
siamo di diventati o che trasformiamo i palmi delle nostre mani nelle zampe di
un elefante. Tutto può accadere, tutto si può rappresentare!
Qualche esempio?
Rappresentazione dei passi degli animali. Esperienza ispirata dalla Storia "Io mi mangio la Luna"
Anni 3, lavoro di psicomotricità fine.
Creazione dell'albero che sono diventato.
Lettura della fiaba "Il volo delle rondini".
Scuola Primaria
Creazione collettiva del verde dopo la lettura di "Piccolo blu e Piccolo giallo"
Rappresentazione libera delle proprie emozioni e del vissuto del laboratorio teatrale.
Biblioteca.
Il teatro è il nostro sfondo, è il motore dell'azione, è il porto sicuro da cui parto e dove so che approderò, è il mare dove amo nuotare, ma i luoghi in cui viaggiamo sono tantissimi davvero!
L'anno si sta concludendo e più osservo le foto, più ripenso ai lavori fatti più sono grata dell'opportunità che ho di svolgere il mio lavoro.
Resta un solo neo nella chiusura di questo anno scolastico: ho molto sofferto quest'anno nel vedere il mio Greggy in una scuola dell'infanzia rigida. Vedevo i lavoretti tutti uguali e stereotipati fatti principalmente dalle maestre e davvero era un dolore, sarò esagerata, ma è così.
Soffrivo nel vedere le schede tutte uguali, i disegni identici... E i bambini sempre seduti, giocare ai tavoli, compilare libri...
E quelle frasi ingenue "Mamma non posso usare il nero, alla maestra non piace. Non lo vuole". Una pugnalata!
E poi alle recite... Leoni addomesticati, davvero. Altro che libera espressione!
E i genitori che non capiscono, non si interrogano, non lo considerano importante...
"Sono solo lavoretti, sono solo schede."
Altro è importante per loro. Sanno scrivere il loro nome, ma dove sono le orecchie del compagno e persino le loro non è una certezza.
No, non è così. Non sono altre le cose importanti.
Mi dispiace, ma non è così.
L'esperienza creativa ed artistica, specialmente per i bimbi per cui verbalizzare è complesso, è una
possibilità di dirsi, ed è un'esperienza di trasformazione di sé e di ciò che
c'è intorno a sé (io posso intervenire su ciò che ci circonda ed imprimervi
qualcosa del mio essere e di ciò che ho vissuto. Ogni atto di espressione è la
possibilità raccontare e allo stesso tempo di sorprendersi, è qualcosa di inaspettato, che facciamo noi, ma che ci stupisce. Perciò è occasione per
l’educatore ed il bambino insieme. Per una mamma e un bambino insieme.
"Mamma guarda!" in questa frase c'è tutta la scoperta del bambino.
"Maestra guarda", maestra condividi con me la MIA scoperta, la MIA espressione, il MIO io.
Per quello che riguarda noi... Cambieremo scuola.
E io continuerò ad andare a fondo di queste intuizioni, con passione e tenacia. Lo faccio per me (perché la prima ad essere felice sono io!) e per tutti i faccini e facce che incontrerò.